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Dianova all’audizione della Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza

Un tavolo di confronto e scambio per affrontare le tematiche relative all’indagine sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

Dianova è stata chiamata, dal Professor Bernardo, Coordinatore delle indagini nominato dalla Presidente della Bicamerale Infanzia e Adolescenza, Michela Vittoria Brambilla, in qualità di esperta del settore delle dipendenze a raccontare la propria esperienza per partecipare ad un’indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nelle condizioni dei minori, con un focus specifico sulla diffusione di alcol, nuove droghe, aggressività e violenza.

La Dott.ssa Eugenia Luraschi, psicologa – psicoterapeuta, Responsabile Terapeutica della comunità residenziale di Dianova della sede di Cozzo (PV) mercoledì 15 novembre ha presentato in video conferenza alla Commissione Parlamentare un’analisi dei dati, delle evidenze e delle storie raccolte negli anni di lavoro di Dianova con le persone con problemi di dipendenza da alcol, in particolare dei più giovani.

Sono quattro gli argomenti portati all’attenzione della Commissione prendendo in esame 190 casi presi in carico negli ultimi 5 anni nella struttura Dianova di Cozzo:

  1. L’ampia diffusione dell’alcol: si evidenzia come il consumo di alcol sia diventato un comportamento abituale diffuso in modo capillare. Spesso si rileva come le persone prese in carico per dipendenza da sostanze illegali abbiano anche un uso “non problematizzato” di alcol; dalle loro storie si evince un’abitudine al binge drinking e la diffusione del consumo di alcol nella quotidianità, soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione dove si osserva una tendenza alla normalizzazione del consumo nel contesto sociale e una scarsa percezione del rischio.
    I giovani con problemi di dipendenza rifuggono la stigmatizzazione e normalizzano l’utilizzo della sostanza (“lo fanno tutti”, “lo hanno fatto o lo fanno anche i grandi”), e lo rendono compatibile con uno stile di vita “integrato” (“ma io studio, lavoro…”, “ho successo”).
    Dalle informazioni raccolte da Dianova l’85% delle persone in carico affermano che il primo approccio alla sostanza arriva tra i 15 e 19 anni.
    Più giovane è l’età, più il comportamento viene influenzato: dalla pressione del gruppo dei pari; dal desiderio di trovare un proprio posto nel mondo; dal desiderio di alterare le proprie percezioni; dal sensation seeking; dal bisogno di identità e di appartenenza.
  2. I fattori di rischio: sempre dalle storie delle persone emerge la presenza di una famigliarità nella problematica di dipendenza; l’uso e/o l’abuso da parte dei famigliari ha condotto spesso a comportamenti inadeguati (violenze, maltrattamento psicologico, violenza assistita) definiti come traumi per i soggetti che sono un ulteriore fattore di rischio come evidenziato dalla letteratura sul trauma.
  3. Disagio psicologico: spesso rileviamo segnali di disagio nei comportamenti e nelle relazioni già in adolescenza e in alcuni casi anche in età infantile che non sono stati presi in carico e che sono alla base di una vulnerabilità psicologica dell’individuo; un disagio che non si riesce a classificare all’interno di una diagnosi precisa e forse proprio per questo spesso non preso in carico precocemente trasformandosi in sintomi più complessi che nella sostanza possono trovare una risposta.
  4. La complessità: all’interno del contesto residenziale la condizione di astinenza e il lavoro multidisciplinare portano all’emersione di molteplici aspetti (psicologici e comportamentali, sociali e famigliari) che sono alla base dell’insorgenza del disturbo e del suo mantenimento. Tale complessità richiede un intervento non solo durante il percorso in Comunità attraverso un modello multidisciplinare interno ma anche durante la collaborazione con i servizi esterni coinvolti a vario titolo (sia quelli espressamente deputati NOA e Sert, servizi sociali, servizi psichiatrici, etc…). Inoltre la famiglia che ruota intorno al soggetto necessita anch’essa di una presa in carico, un elemento che aggiunge complessità al percorso ma che porta un’efficacia nel risultato dell’intervento; il coinvolgimento della famiglia infatti è una caratteristica specifica all’interno dei percorsi di intervento in alcologia.

Dopo aver presentato questi elementi la Dott.ssa Luraschi ha portato alla luce alcune considerazioni; prima tra tutte l’importanza e la necessità di un continuum dell’intervento multidisciplinare anche al termine del percorso residenziale. Spesso la complessità del caso all’esterno della struttura riabilitativa viene troppo suddivisa e settorializzata in servizi diversi con il rischio di perdere informazioni e di demotivare la persona e la famiglia a causa di un passaggio costante tra un servizio e l’altro.

Dianova ritiene inoltre che sia più che necessario un intervento costante di prevenzione (universale, selettiva, indicativa) su tutta la popolazione per evidenziare i rischi correlati all’utilizzo di alcol; prevenire è anche strutturare e individuare diverse modalità per l’aggancio precoce fin dalla giovane età per intervenire prima sui comportamenti a rischio, diminuire le complessità e ridurre le compromissioni, fattori che hanno un importante impatto sulla vita dell’individuo, della famiglia e della società in generale.

Proprio per evidenziare l’importanza dell’aggancio precoce Dianova ha presentato alla Commissione il Centro Diametro, sottolineando, oltre alla numerosità di richieste e prese in carico e la variabilità dei disagi, come il servizio stia operando attraverso una modalità di intervento multidisciplinare, con una particolare attenzione alla rete dei servizi esterni, che sta dando risultati efficaci ponendo la persona al centro del percorso di cura.

Un’altra importante riflessione è che nonostante emerga che molti giovani abbiano una modalità di consumo di alcol evidentemente problematica, ancora oggi la persona viene intercettata solo in età avanzata dai servizi e di conseguenza entrano tardivamente nelle comunità; in generale i servizi per le dipendenze sono ancora oggetto di stigmatizzazione per questo è necessario interrompere questa visione per poter farvi accedere il numero più elevato di soggetti.
Questo dato indica che vi è una notevole parte di persone che troppo tardi prendono consapevolezza della problematica correlata all’uso di alcol, spesso dopo che la situazione si è aggravata sia a livello individuale (sanitario, sociale e psicologico) sia famigliare, quando l’alcol ha ormai un impatto devastante (molte persone infatti arrivano inviati da servizi per la tutela dei figli).

Pertanto anche questo dato ci indica come intervenire precocemente sull’utilizzo di alcol potrebbe avere una riduzione degli effetti sul singolo e sul nucleo famigliare e anche un impatto a livello economico perché richiederebbe, se preso in tempo, meno interventi di vario tipo; si stima infatti che 1€ investito nei servizi per l’assistenza porti a un risparmio di 4€ in ambito sanitario, sociale, etc…

Ultima considerazione ma non per importanza è relativa al nucleo famigliare; la famiglia della persona con problemi di alcol ha bisogno di un’attenzione particolare durante il processo di cura dove deve essere necessariamente coinvolta e considerata. I membri della famiglia infatti possono sviluppare sintomi di co-dipendenza e i figli hanno un elevato rischio di avere problemi emotivi e una probabilità maggiore rispetto ai coetanei di sviluppare problemi con l’alcol o altre forme di disagio nella propria vita.

Dalle storie delle centinaia di persone che Dianova ha accolto in 40 anni di attività sul territorio italiano emerge in maniera prepotente quanto la problematica di dipendenza si ripercuota di generazione in generazione; è compito non solo degli esperti del settore ma di tutta la società in generale e soprattutto delle istituzioni mettere in atto azioni concrete che possano spezzare questo circolo vizioso così che le persone non abbiano etichette e destini già scritti.

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