Proseguono le attività formative sul territorio grazie alla forte collaborazione tra Dianova e la città di Palombara Sabina
Già dal 2020 i ragazzi e le ragazze della Comunità Dianova di Palombara Sabina si occupano non solo di curare e mantenere l’Abbazia romanica San Giovanni in Argentella, un sito archeologico del XII secolo situato a pochi kilometri dalla città di Palombara ma anche di accompagnare i visitatori del sito archeologico durante gli orari di apertura.
È proprio per fornire competenze adeguate e approfondite sulla storia architettonica e artistica dell’Abbazia che a gennaio 2024, cinque ospiti della Comunità hanno partecipato a un corso di formazione della durata di 6 incontri tenuto da Antonio Petrini, architetto specializzato in restauro dei monumenti. Grazie a questo corso i ragazzi e le ragazze di Palombara hanno avuto la possibilità di scoprire nuovi interessi come la storia dell’arte e di partecipare attivamente alle iniziative territoriali grazie alla forte sinergia con la città di Palombara Sabina.
Un’importante occasione non solo per riscoprire le bellezze del territorio ma anche per creare opportunità dal punto di vista del reinserimento lavorativo.
Le parole di Antonio Petrini sull’esperienza con la Comunità Dianova di Palombara:
“Quando ho proposto a Massimo di formare i ragazzi di Dianova sulla storia di S. Giovanni in Argentella, avevo in mente prima di tutto un percorso di educazione sentimentale al patrimonio culturale, ma lo confesso, avevo il timore di non riuscire a trasmettere l’amore necessario che richiede lo studio dei monumenti visto come esigenza ontologica che riguarda tutti noi. Questo è, se ci pensiamo, il significato di patrimonio dell’umanità, un bene essenziale che riguarda tutta l’umanità e quindi anche noi, e che ci arricchisce aumentando il nostro patrimonio e ci conferisce dignità. L’ambiente che calpestiamo, i muri delle chiese, gli affreschi, i reperti, altro non sono che i testimoni di un altro tempo o, meglio, di più tempi che sono compresenti e occultati all’interno del nostro. L’operazione di far parlare il monumento attraverso lo studio restituisce dignità alle pietre e ce le fa amare, perché grazie al significato assumo il ruolo di reliquie, distinguendosi dagli altri oggetti materiali ed assumendo lo status di testimoni vivi, diventano cioè parlanti. Questo percorso ha un alto valore civico e restituisce dignità sia al monumento che a noi che lo studiamo e all’umanità tutta che se ne appropria e che in virtù dei valori che gli attribuiamo ha il dovere di prendersene cura. Ci riguarda in prima persona, infatti quando studiamo un monumento, ovunque esso sia, parla di noi, dei nostri avi, dell’umanità a cui noi apparteniamo di cui esso è espressione tangibile. Il patrimonio culturale ci deve per forza toccare nel vivo dei nostri interessi, esso è un medium che ci mette in contatto con le generazioni che si sono susseguite, una specie di comunione tra le generazioni e quindi con l’umanità tutta. Quando ho proposto quest’esperienza di formazione, contavo molto sulle mie conoscenze per aver studiato il monumento con amore e dedizione per più di trent’anni, ma riuscire a trasmettere tutto ciò e trovare un uditorio predisposto a percepirlo e a gettarsi con fiducia in questa esperienza non era certo cosa scontata. Fin da subito ho percepito che i ragazzi venivano incuriositi dalle domande e risposte che il monumento ci poneva e a volte forniva. Questo sito vicino Palombara era per loro da un lato così famigliare, ma anche così ignoto e anonimo, al punto che man mano che le conoscenze aumentavano incontro dopo incontro lo percepivano nella giusta importanza e peculiarità. Iniziavano, cioè, ad amarlo, attribuendo così dignità e giusto riconoscimento al loro lavoro di custodia che svolgevano settimana dopo settimana. Come ho detto fin da subito non volevo trasformarli in storici dell’arte, non era questo il mio obiettivo, ma semplicemente in cittadini consapevoli, restituendogli un pezzo importante del nostro patrimonio. Da una valutazione dell’esperienze devo concludere che sicuramente ora conoscono S. Giovanni in Argentella meglio di tante presuntuose guide che propinano ai turisti notizie stantie, e sorpassate e di dubbia autenticità, storicamente infondate. Questa è stata per me un’esperienza gratificante e devo ringraziare i ragazzi e Dianova per essersi fidati e affidati in quest’impresa. Spero che i ragazzi abbiano imparato a credere nelle loro possibilità oltre le competenze, spero che abbiano capito che con la giusta dose d’amore e d’impegno si può riuscire anche in attività che sembravano fuori dalla nostra portata. I risultati mi rendono orgoglioso di loro e mi fanno ritenere quest’esperienza una scommessa vinta.”
Un ringraziamento a Antonio Petrini per aver accompagnato i nostri ragazzi in questo bellissimo percorso, al Parroco di Palombara per aver aperto le porte dell’Abbazia alla Comunità e a tutti gli ospiti e gli operatori di Dianova!