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Servizio Civile Universale: un’esperienza in Comunità

Un’esperienza dalla Comunità Dianova di Ortacesus: la testimonianza di Rachele

Sono Rachele e ho ventitré anni. Ho iniziato il mio Servizio Civile Universale a maggio 2021 e il progetto che ho scelto si svolge nella Comunità Dianova di Ortacesus, comunità di recupero per persone con problemi di dipendenza.

Dopo la laurea ho sentito il bisogno di fermarmi per capire in che direzione andare e quando nel bando ho visto che era presente questo progetto, avendo fatto anche una minima esperienza durante i miei studi in questo settore, ho mandato la mia candidatura, ho sostenuto il colloquio e sono stata presa.

In un periodo storico così complesso, per una persona come me, che non accetta di stare ferma, il Servizio Civile Universale è stato una salvezza, perché grazie ad esso ho potuto e posso ogni giorno mettere in atto quelli che sono i miei valori; posso conoscere nuove persone, nuove storie, anche molto lontane dalla mia, e rendermi conto che non esiste un solo modo di vedere e di affrontare il mondo. Ho scelto questo progetto perché credo si possa e si debba fare di più.

Non amo gli stigmi, le classificazioni, le categorizzazioni e le etichette.

Non posso cambiare il mondo da sola, ma vedere che come me ci sono altre persone intenzionate, nel loro piccolo, a farlo e che vanno nella mia stessa direzione, è stimolante e motivante, mi porta a crederci di più, tanto che ho scelto di farne il mio lavoro, riprendendo i miei studi. Sono entrata in punta di piedi e in Dianova ho trovato una famiglia, che non lascia soli, che non abbandona, che non molla.

La tossicodipendenza è una malattia, stigmatizzata, spesso ricondotta a un mero vizio, tenuta ai margini della società.
Ogni giorno ascolto storie forti, accolgo il dolore di persone sole, abbandonate a loro stesse, che nella vita non possono contare su altri, al di fuori della comunità. Ogni giorno vedo ciò che la droga e che l’alcol tolgono, ciò a cui sono in grado di portare. Lavorare con persone che hanno problemi di dipendenze non può essere un ripiego. Richiede attenzione, costanza, presenza, richiede ascolto, empatia e comprensione. Non è una macchina che stacchi e che ricolleghi il giorno dopo, ma entra in gioco la variabile umana, che è imprevedibile.

“Anche se noi usiamo droghe, se nella vita abbiamo sbagliato, abbiamo sempre delle emozioni. Siamo esseri umani anche noi.”
Questo mi ha detto R. pochi giorni dopo aver cominciato il mio Servizio Civile in Comunità.

E vorrei usare questa frase in risposta a tutte le persone che, anziché cogliere dai miei racconti l’entusiasmo e la passione che metto in ciò che faccio, mi guardano scettiche e mi dicono:

‘Ma lavori con i drogati?’

‘Studi per rimanere in un posto così?’

‘Vabbè è un periodo difficile per trovare lavoro, ora stai lì poi troverai di meglio.’

‘Non hai paura?’

La gente dà per scontato che il meglio non possa essere, per qualcun altro, lì. Ad ascoltare e cullare le sofferenze degli altri, a tentare di restituire loro una vita migliore, una dignità. Prima del tossicodipendente, del criminale, del delinquente, c’è la persona. A volte è nascosta bene, fa più fatica a venire fuori o si nega, altre volte è lì, che ha bisogno di ascolto e di aiuto, pronta a riceverlo.

La paura è di chi non conosce. E la paura la ho per chi conoscere non vuole, per chi stigmatizza, per chi deride senza comprendere, per chi rimane fermo, per chi non tende la mano, per chi non vuole vedere. A spaventarmi, in realtà, è il decidere di chiudere gli occhi davanti al dolore degli altri, ad accettare solo la propria verità, a vedere le cose solo da un punto fermo. Mi spaventa non scegliere, non fare passi avanti, non retrocedere, restare immobile nella convinzione di essere migliore di altri.


Auguro a tutti i giovani di fare l’esperienza del Servizio Civile Universale nelle Comunità di Dianova, perché scegliere di aiutare gli altri è la più grande forma di ricchezza che possa esserci.

Vuoi fare il Servizio Civile con Dianova? Scopri come fare, visita la nostra pagina!

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