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Si è svolto a Roma il 22 e 23 settembre il XVI° Simposio Internazionale EWODOR

Oltre le 100 i presenti al Simposio organizzato da Dianova Italia, Dianova International e l’Università di Ghent.

Una discussione aperta e sincera sul tema delle dipendenze e dei processi di empowerment all’interno comunità terapeutiche.

Il 22 e 23 settembre si è tenuto presso l’Università LUMSA di Roma il XVI° Simposio Internazionale EWODOR.

Oltre 100 le persone presenti provenienti da 14 diversi Paesi; circa 50, invece, gli interventi e le presentazioni che hanno avuto luogo nel corso delle plenarie, dei 6 workshop tematici e delle conclusioni del Simposio.

Titolo del Simposio, “Il modello di Comunità Terapeutica come strumento di Empowerment”, concetto di empowerment strettamente connesso a quello di guarigione, estendendo il classico approccio del reinserimento anche a teorie postmoderne, ovvero nuovi concetti a livello di educazione e, in particolare, sulle Comunità Terapeutiche. E’ ciò che ha spiegato Eric Broekaert dell’Università di Ghent nell’introduzione generale ad EWODOR.

Concetto ripreso anche da Cristina Lizarza, presidente di Dianova International, che nei saluti di benvenuto ha sottolineato quanto l’empowerment sia un processo di assunzione e responsabilizzazione che ha come obiettivo quello di raggiungere lo sviluppo delle proprie risorse, un modello su cui Dianova ha scommesso investendo sempre di più nella crescita delle Comunità Terapeutiche.

La due giorni capitolina ha affrontato il vasto tema delle dipendenze ponendo l’accento sull’importanza della relazione umana nella fase di presa in carico dell’utente attraverso un approccio di tipo olistico che considera la persona in tutta la sua interezza e in tutte le sue dimensioni, permettendo di sviluppare programmi individualizzati partendo da un’analisi dettagliata dei bisogni del singolo. Dello stesso avviso anche Rowdy Yates, Direttore Esecutivo di EWODOR, che ha sottolineato l’importanza di continuare ad investire nelle Comunità Terapeutiche perché è solo nei percorsi comunitari che il soggetto viene messo al centro del programma terapeutico in modo tale che l’aspetto personale venga sufficientemente preso in considerazione.

EWODOR 2016 ha avuto anche il merito di integrare con successo pubblico e privato, relazione che sta alla base di qualunque tipo di intervento, e accogliere teorie provenienti da differenti contesti. Anche per Maurizio Coletti di IEFCoS, coordinatore della plenaria speciale di apertura, la discussione ed il confronto professionali e scientifici sono un patrimonio indispensabile della nostra società, e solo la ricerca e la dialettica libera e aperta potranno fare avanzare le conoscenze.

Modello italiano di integrazione tra servizio pubblico e comunità terapeutiche che secondo Gilberto Gerra, Responsabile Dipartimento Prevenzione Droga e Salute dell’Ufficio Nazioni Unite contro le Droghe e il Crimine (UNODC), funziona molto bene e va esportato, in quanto integra la componente esistenziale del riprendere in mano la propria vita e l’aiuto medico. Nonostante l’Italia non abbia eguali in Europa per quanto riguarda la diffusione e la presenza di comunità terapeutiche sul territorio, non mancano le difficoltà; innanzitutto perché le evidenze scientifiche non sono così forti come per altri interventi e, inoltre, le risorse per fare ricerca possono non essere così disponibili. Questo il pensiero di Marica Ferri dell’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (EMCDDA). Tra le criticità, ha aggiunto Marica Ferri, si riscontra anche l’assenza di studi di followup per sapere cosa succede agli utenti quando lasciano le Comunità Terapeutiche; detto ciò, ha anche sostenuto la grande disponibilità nel voler intraprendere questa sfida, e che l’evidence base, rispetto ai decenni addietro, è ormai presente in tutti i documenti politici, da UNGASS alla strategia dell’UE.

Molto interessanti e centrate anche le conclusioni del Simposio.

Elena Goti di Dianova International ha sottolineato l’importanza del contributo delle nuove generazioni che stanno “salendo a bordo”, integrandosi con le equipe professionali delle Comunità Terapeutiche, dimostrando interesse, impegno e voglia di portare innovazione. Ha inoltre definito EWODOR un ottimo modello di integrazione che ha incluso teorie, tecniche e strumenti provenienti da differenti contesti e discipline volte a migliorare l’offerta terapeutica per tutte le persone bisognose d’aiuto. EWODOR ha dimostrato che il modello di Comunità Terapeutica si è evoluto, passando da un periodo di sfiducia negli altri metodi di trattamento delle dipendenze ad una nuova era di collaborazione e fiducia con l’obiettivo comune di creare sinergie, condividere esperienze e best practice, per aiutare in modo più efficace coloro che sono più in difficoltà.

Molto sodisfatto, infine, il Presidente di Dianova Italia Pierangelo Puppo, secondo la cui opinione la maggior parte degli interventi ha dimostrato che i concetti della vita in comune, dell’esperienza condivisa e della forza del gruppo possono influenzare positivamente la vita delle altre persone. Il modello di Comunità Terapeutica ha dimostrato la sua efficacia nel dare risposte alle necessità specifiche delle persone con problemi di dipendenza, siano essere persone adulte con problemi di polidipendenza, minori con problemi comportamentali, persone con disturbi mentali associati, donne sole con bambini, senzatetto, ecc… Secondo Puppo, il modello di Comunità Terapeutica potrebbe essere riprodotto e sperimentato anche in altri ambiti di intervento al di fuori delle dipendenze patologiche a favore delle persone più vulnerabili. Per concludere, ha voluto ringraziare in particolar modo tutte le persone che con impegno e professionalità si occupano quotidianamente di aiutare e offrire nuove opportunità alle persone che ne hanno più bisogno.

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