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È stata pubblicata la Relazione al Parlamento 2021 sulle tossicodipendenze: l’opinione di Dianova

I dati aggiornati all’anno 2020 sul consumo e l’abuso di sostanze legali e illegali in Italia.

*In Italia è presente un sistema articolato di assistenza e trattamento delle persone con problemi di dipendenza da sostanze che è garantita per tutti i cittadini in quanto considerata tra i livelli essenziali dell’assistenza socio-sanitaria (LEA); un sistema che si occupa di prevenzione, diagnosi, trattamento, riduzione del danno e del rischio, reinserimento e riabilitazione e coinvolge diverse realtà: il Sistema Sanitario Nazionale (SerD, NOA, etc…), gli enti del Terzo Settore e il privato sociale.

In questi ultimi anni il ruolo dei servizi sia pubblici che privati è cambiato, se prima erano dedicati quasi esclusivamente a persone con problemi di uso di sostanze, soprattutto eroina, oggi si occupano di ogni forma di dipendenza: consumo di sostanze psicoattive, eroina, cocaina, cannabis, nuove sostanze etc, alcol, tabacco, gioco d’azzardo, uso compulsivo di internet, disturbi alimentari, shopping compulsivo, sex-addiction e anche comorbità psichiatrica.

Nel 2020 questo sistema articolato e complesso ha subito gli effetti dell’emergenza sanitaria da Covid-19 soprattutto durante la fase iniziale: le restrizioni hanno influito sulle procedure di assistenza delle persone in carico ai SerD, nelle strutture residenziali e nelle carceri. L’intero settore delle dipendenze ha dovuto riorganizzarsi nel rispetto delle norme e delle disposizioni di sicurezza e tuttora in alcuni casi non è ancora ripartito pienamente.

Per capire la portata del fenomeno delle dipendenze, possiamo partire dall’impatto del mercato delle sostanze che secondo la Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze nel 2020, ha mosso attività economiche per 16,2 miliardi di euro, di cui circa il 39% attribuibile al consumo dei derivati della cannabis e quasi il 32% all’utilizzo di cocaina; inoltre si ipotizza che come conseguenza della pandemia le organizzazioni criminali si siano adattate al cambiamento potenziando la digitalizzazione dell’offerta e dell’acquisto.

Un dato sui consumi generali di sostanze illegali nella popolazione non è riscontrabile e per effettuare questo monitoraggio nel nostro paese ci si affida anche al progetto Acque Reflue: una metodica basata sull’analisi dei residui di sostanze misurati nelle acque reflue che permette di stimare quali e quante sostanze vengono complessivamente consumate da tutta la popolazione afferente al depuratore oggetto di monitoraggio. Emerge che, nel 2020, la prima sostanza utilizzata è la cannabis con una media di 46,76 dosi/1000 abitanti/giorno, seguita dalla cocaina con una media di 9,51 dosi/1000 abitanti/giorno e dall’eroina con 2,25 dosi/1000 abitanti/giorno.

Il dato sui consumi dei giovani è monitorato invece attraverso una ricerca, ESPAD, che viene somministrata a diversi istituti superiori in tutta Italia alla popolazione studentesca (15-19 anni); quest’anno a causa dei numerosi limiti da parte delle scuole legati alla situazione di emergenza nazionale i dati emersi dallo studio non possono ritenersi completamente confrontabili con quelli degli anni precedenti; tra i dati della ricerca del 2020, ESPAD#Iorestoacasa, vogliamo però dare evidenza ad alcuni di questi in quanto emerge che il 21% degli studenti utilizzatori ha abitudini di consumo che possono sviluppare dipendenze; carenti poi risultano essere i progetti svolti nelle scuole, circa 58.

Parlando invece di dati relativi agli istituti penitenziari, possiamo dire che i detenuti per reati droga-correlati erano 18.697 pari ad 1/3 della popolazione carceraria: di questi il 95% per reati di produzione, traffico e detenzione di sostanze; i detenuti tossicodipendenti, nel 2020, erano 14.148 pari al 26% della popolazione carceraria totale. La proporzione dei soggetti tossicodipendenti rispetto al totale dei detenuti è lievemente aumentata negli ultimi anni (28%) rispetto al 25% rilevato tra il 2009 e il 2017.

Per quanto riguarda il panorama dei servizi per le dipendenze in Italia sono attivi 259 servizi a bassa soglia, 762 servizi ambulatoriali, 758 servizi residenziali, semi-residenziali, ospedalieri e specialistici; da evidenziare che il 59% delle strutture socio-riabilitative sono nelle regioni settentrionali e la media di utenti presenti per struttura residenziale è di 16 persone.

Prima di entrare nel dettaglio nel riportare i dati emersi sui servizi pubblici, bisogna tener conto del fatto che le restrizioni prodotte dall’emergenza sanitaria hanno inevitabilmente mutato la procedura e il processo ambulatoriale delle persone in carico ai SerD, aumentando le visite domiciliari, i colloqui da remoto, le visite su appuntamento, l’allungamento dei tempi di affidamento della terapia sostitutiva, consegna dei farmaci a domicilio etc…

Nel corso del 2020 infatti i 575 SerD hanno assistito complessivamente 125.428 soggetti tossicodipendenti, per il 12% si tratta di nuovi utenti un numero che non coincide però con la reale utenza in carico perché esclude chi è in trattamento per altre dipendenze e per che si rivolge al SerD per accertamenti e/o consulenze: questi dati in generale risultano in calo rispetto agli anni precedenti.

Il 62% circa degli utenti trattati usa eroina come sostanza primaria, il 22% cocaina e il 12% cannabinoidi. L’86% degli utenti dei SerD è di genere maschile, con un’età media di 41 anni, mentre gli utenti di genere femminile hanno un’età media di 40 anni. I nuovi utenti sono più giovani (in media di 9 anni) rispetto a quelli già in carico.

Le limitazioni causate dalla pandemia di Covid-19 hanno avuto un importante impatto anche sulle modalità di accesso e di permanenza degli utenti nelle strutture terapeutiche residenziali, che, come Dianova ha fatto, hanno adottato strategie al fine di garantire il periodo di isolamento precauzionale preceduto dall’esecuzione di tampone al momento dell’ingresso. Tutto ciò ha evidenziato un prolungamento dei tempi di accesso, anche a fronte della maggiore richiesta di ricoveri e inserimenti in struttura a scopo di contenimento di situazioni di disagio e di sollievo a carico del famigliare; rispetto al 2019 si stima una diminuzione di circa 12% dell’utenza presente nelle strutture.

In media, i soggetti presenti in trattamento presso le strutture socio-riabilitative censite nel 2020 (821 pari al 91% del totale) sono stati 13.781 al giorno; il 35% dell’utenza nelle strutture residenziali è in trattamento per uso primario di cocaina/crack e nella stessa percentuale per l’eroina.

Dalla relazione al parlamento emerge poi una ricerca, voluta dal Dipartimento Politiche Antidroga e coordinata dall’IFC-CNR che ha coinvolto le Regione e le Province Autonome, realizzata attraverso il Progetto STATUS QUO per acquisire un quadro conoscitivo e informativo degli aspetti normativi e legislativi, strategico-organizzativi ed economico-finanziari presenti nel territorio nazionale.

Il lavoro di analisi ha permesso di evidenziare le difficoltà che i Servizi delle dipendenze vivono quotidianamente facendo emergere anche alcune proposte operative.

Tra le indicazioni primarie che emergono per un adeguamento dei Servizi alle effettive necessità dell’utenza le più rilevanti sono relative alla disponibilità temporale: “La domanda viene intercettata principalmente dai Servizi ambulatoriali, ma il fatto che i SerD siano aperti 5 giorni alla settimana e, per la maggior parte dei casi, negli orari mattutini essenzialmente per la distribuzione dei farmaci, limita la possibilità di captare la domanda”; oppure si riferiscono all’invecchiamento del personale: “Il personale SerD, non essendoci stato un turn over adeguato, è invecchiato con i pazienti: il modello di cura non si è sufficientemente evoluto negli ultimi 20 anni iniziando a mostrare qualche difficoltà nell’intercettare la domanda”.

Emerge poi con forza la necessità di ripensare all’organizzazione dei Servizi territoriali per le dipendenze affinché siano orientati verso la poli-dipendenza e non più per settori specifici:

nell’ultimo anno infatti, si è assistito ad una sostanziale variazione, una riduzione dell’utilizzo di sostanze illegali a fronte di un aumento dell’utilizzo di alcolici e psicofarmaci. Una delle principali criticità emerse è proprio relativa allo stigma sociale che il SerD rappresenta, che di fatto viene considerato ancora oggi un “ambulatorio per tossicodipendenti”.

La crisi pandemica ha messo in risalto alcune peculiarità relative a una categoria di utenza per le dipendenze che si trovano in età più avanzata ed è interessata spesso da comorbidità, le cui caratteristiche necessiterebbero di individuare strutture intermedie tra le residenze sanitarie assistenziali (RSA) e le comunità terapeutiche. È necessario infatti strutturare percorsi per l’utenza over 65 con problematiche sia psichiatriche ma anche fisiche (diabete, disturbi cardiaci etc…) per la quale sono ancora più complessi gli strumenti organizzativi necessari.

Risulta inoltre evidente a detta degli stessi dipendenti del Servizio Pubblico che in relazione al Privato Sociale Accreditato, si è creata un’evidente disomogeneità in alcune Regioni tra la forte attenzione agli standard per l’accreditamento delle strutture gestite dal Terzo settore (nelle quali l’organico è sempre a regime proprio per essere in regola con i requisiti richiesti) e quanto accade invece nei Servizi pubblici per le dipendenze, dove l’organico è invece sottodimensionato.

Queste riflessioni e la domanda di trattamento sempre maggiore e sempre più variegata fanno capire quanto sia fondamentale oggi costruire percorsi di cura orientati verso modelli fortemente centrati sul paziente. È necessario rivedere il sistema informativo per poter disporre di dati e informazioni attendibili per valutare i percorsi di trattamento intrapresi e gli esiti raggiunti, tra questi viene proposta anche una formazione del personale sull’applicazione di “ICF-Dipendenze” (oggi ICF-Recovery).

La ricerca si conclue individuando 3 macroaree per il potenziamento e il miglioramento del sistema delle dipendenze: la programmazione, il sistema d’offerta e l’importanza della rete.

Le riflessioni e i dati emersi dalla Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze sono pienamente condivisi da Dianova che, lavorando nel settore da oltre 35 anni, è ben consapevole del necessario cambiamento da mettere in atto per continuare ad offrire risposte al problema delle dipendenze, un fenomeno mai statico ma che continua a mutare ed evolversi nel corso del tempo. Da anni vediamo e rivendichiamo nel nostro lavoro quotidiano, la difficoltà di aggancio soprattutto di quella popolazione più giovane; lo stigma che accompagna chi vive un problema di dipendenza; la necessità evidente di pari dignità tra servizio pubblico e privato che passa anche dalla libertà di scelta del luogo di cura; la necessità di misurare i risultati prodotti su evidenze scientifiche e non ideologiche; le grandi differenze tra i servizi anche in base ai territori.

Per questo un impegno costante di Dianova è quello di cercare di cambiare la funzione tradizionale di Comunità da sempre considerata un dispositivo per affrancarsi dalla dipendenza e un “contenitore sociale”.

Un cambiamento dei modelli di intervento che si produce in maniera forte dove la relazione tra pubblico e privato è consolidata, integrata e basata su pari dignità e valore; nella quale si lavora per abbattere lo stigma, creare sinergie efficaci e percorsi fortemente individualizzati implementati dall’applicazione di strumenti basati su evidenze scientifiche come ICF-Recovery utilizzato anche in Dianova dal 2018, per offrire alla persona con problemi di dipendenza patologica «la possibilità di riprendere una prospettiva di sviluppo, di esercitare ruoli utili e validi, di scegliere e di dirigere la propria vita», in definitiva di avere «una vita più funzionale e dignitosa».

Entro la fine del 2021 si terrà la VI° Conferenza Nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, l’ultima è stata realizzata a Trieste nel lontano 2009; una conferenza che getterà le basi per lo sviluppo del PAN (Piano di Azione Nazionale).

Nelle fasi programmatorie, a cui anche Dianova sta partecipando, sono stati individuati 7 aree di approfondimento emerse dall’esito delle consultazioni da parte del Ministro Dadone con i vari attori coinvolti pubblici e privati: giustizia penale e carcere, prevenzione e presa in carico precoce, evoluzione e innovazione del sistema delle dipendenze (Serd, comunità e volontariato), potenziamento della prevenzione, reinserimento sociale, uso medico sostanze e investimenti in ricerca e formazione. Tra le tematiche nell’area dedicata all’evoluzione e al sistema delle dipendenze è previsto un approfondimento dell’applicazione dell’ICF-Recovery.

Ci auspichiamo che la Conferenza porti effettivamente alla revisione del Testo Unico in materia di droghe che risale al 1990 (309/90) e che affronti tutte le questioni che hanno bisogno di risposte così come emerso anche dalla relazione al Parlamento e da chi come noi lavora ogni giorno per offrire alle persone dipendenti una vita più funzionale e dignitosa.

*fonte dei dati: Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2021

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