Ogni anno la Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze offre una panoramica sul fenomeno della dipendenza nel nostro paese; i dati del documento pubblicato sono riferiti all’anno 2023.
Tendenze e consumi
Nonostante la Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze quest’anno non fornisca dati sui consumi della popolazione in generale, le tendenze e i consumi sono ritornati ai livelli pre-pandemia e registrano quindi un aumento su diversi fronti.
Partendo dagli aspetti più sanitari, crescono gli accessi al Pronto Soccorso per patologie direttamente droga-correlate (8.596 nel 2023, 5% in più rispetto all’anno precedente) di questi il 67% aveva un’età compresa tra i 25 e i 44 anni, il 24% tra i 45 e i 64 anni e il 10% erano minorenni; diminuiscono invece le diagnosi di infezione da HIV e AIDS in forma tardiva e i decessi droga correlati (227 contro i 298 dell’anno precedente) che hanno riguardato per il 6,1% giovani con meno di 25 anni. In relazione alle sostanze la cocaina è quella che ha registrato un progressivo aumento nel corso degli anni: crescono i ricoveri ospedalieri dal 12% al 25%, i decessi correlati che hanno superato il 32% (anche se eroina e oppiacei rimangono la principale causa di decesso per una quota del 63%), l’utenza in carico ai servizi che è aumentata dal 51% al 55% in un solo anno ed aumenta anche la percentuale di persone con problemi di dipendenza da cocaina/crack che ha intrapreso un percorso nelle strutture riabilitative, raggiungendo una quota pari al 40%.
In termini economici la spesa della popolazione italiana per l’acquisto di sostanze stupefacenti illegali è pari a 16,4 miliardi di euro (con una differenza sostanziale rispetto ai 15,5 miliardi spesi nel 2022) di cui il 41% per l’acquisto di cannabis e derivati e il 32% per utilizzo di cocaina (stime ISTAT); i prezzi di queste sostanze si aggirano su 11 euro al grammo circa per hashish e marijuana e circa 80 euro al grammo per la cocaina.
Nel corso dell’ultimo anno, il Sistema Nazionale di Allerta Precoce (SNAP) ha identificato 70 nuove sostanze psicoattive circolanti sul territorio nazionale.
Le reti dei servizi per le dipendenze
Il sistema dei Servizi per le Dipendenze italiano è composto da:
- 207 servizi di primo livello (127 unità mobili, 53 drop-in e 27 servizi di pronta accoglienza) gestiti per il 33% dal pubblico e per il 67% dal Privato Sociale;
- 591 servizi ambulatoriali per le dipendenze (Serd e in Lombardia anche SMI) articolati in 614 sedi; 6.082 sono i professionisti che vi lavorano (131 in meno rispetto al 2022) rappresentati per il 54% da medici e/o infermieri,
- 928 strutture terapeutiche (119 semi residenziali/diurne, 462 terapeutiche residenziali e 338 strutture terapeutiche specialistiche) appartenenti per il 95% al Privato Sociale per un totale di 13.638 posti (14,7 posti in media per ogni struttura).
Nel 2023 i SerD hanno assistito 132.200 persone con problemi di dipendenza (+4.635 rispetto al 2022), l’87% era già in carico negli anni precedenti, per l’85% è di genere maschile e il 65% rientra nella fascia d’età 30 – 54 anni (il 20% ha più di 54 anni) solo il 15% ha un’età inferiore ai 30 anni. Questo dato conferma la tendenza degli ultimi anni che vede un progressivo invecchiamento dell’utenza in trattamento ai SerD, nel 2023 le persone sopra i 39 anni rappresentano infatti il 63% dell’utenza in carico (nel 2009 era il 40%, nel 1999 l’11%).
Per quanto riguarda l’87% delle persone in carico già da tempo la sostanza primaria che genera la richiesta di trattamento risulta essere per il 58% l’eroina invece per quanto riguarda la nuova utenza la sostanza primaria risulta essere la cocaina/crack che registra percentuali differenti tra i generi (46% negli uomini e 37% nelle donne); crescono anche le richieste di trattamento per uso primario di cannabinoidi; il policonsumo risulta essere presente per oltre il 50% dei consumatori di cocaina e eroina.
Nel 2023 è stata registrata dai servizi almeno una patologia psichiatrica al 7% degli utenti in trattamento (pari a 9.336 assistiti); dato sottostimato in quanto non tutti i servizi riescono a effettuare diagnosi accurate. Per quanto riguarda le prestazioni erogate agli utenti, il 77% è stato di tipo farmacologico (farmaci e terapie sostitutive), l’11% di tipo sanitario e solo il 7% di tipo psicosociale (colloqui psicologici, psicoterapici, etc…).
Per quanto riguarda le strutture del privato sociale (residenziali, semi-residenziali o ambulatoriali), le persone complessivamente trattate nel corso dell’anno 2023 sono state in totale 26.132 (+499 rispetto al 2022) e per l’84% di genere maschile; di queste il 45% ha più di 40 anni e per il 40% dei casi ha intrapreso un percorso per uso primario di cocaina/crack.
Dallo studio conoscitivo sui servizi del Privato Sociale condotto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Fisiologia Clinica (CNR-IFC) in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Politiche Antidroga citato nella relazione al quale ha partecipato anche Dianova e che ha preso in esame circa 22.000 utenti presi in carico dalle strutture del privato sociale emerge che le prestazioni offerte nei percorsi di cura hanno riguardato per il 64% sostegno psicologico, per il 52% terapia di gruppo, per il 42% psicoterapie individuali e per il 36% gruppi di auto-mutuo-aiuto; il 20% degli utenti è in trattamento farmacologico per problematiche psichiatriche.
Circa il 40% (15.492) delle persone che sono entrate in carcere nel 2023 sono dipendenti da sostanze; i servizi per le dipendenze hanno preso in carico 26.268 persone di questi il 7% è stato inserito in una comunità terapeutica.
Le sostanze e i comportamenti a rischio tra i giovani
Da anni la ricerca ESPAD indaga il consumo di sostanze psicoattive, legali e illegali, le dipendenze comportamentali e i comportamenti a rischio nella popolazione studentesca tra i 15 e i 19 anni.
Nel 2023 sono 960.000 i giovani (39% degli studenti) che dichiarano di aver consumato una sostanza psicoattiva illegale almeno una volta nella vita e di questi oltre 680mila (28%) lo hanno fatto nel corso dell’ultimo anno. La sostanza illegale maggiormente utilizzata risulta essere la cannabis, infatti quasi 700mila studenti (28%) riferiscono di averla utilizzata almeno una volta nella vita, 550mila lo hanno fatto nel corso dell’ultimo anno (22%); circa 70mila studenti dichiarano un consumo frequente (20 o più volte in un mese).
Per le altre sostanze emergono i seguenti dati:
- oltre 260.000 studenti (11%) hanno utilizzato almeno una volta nel corso della propria vita una Nuova Sostanza Psicoattiva (NSP) e 160.000 durante l’ultimo anno; il consumo di queste sostanze è in crescita e nel 2023 si osservano consumi mai registrati in rapporto all’uso di ketamina;
- quasi 150mila ragazzi/e (6%) dichiarano di aver utilizzato nel corso della loro vita stimolanti (amfetamine, ecstasy, GHB, MD e MDMA), quasi 72mila studenti (2,9%) li hanno consumati nell’ultimo anno e per circa 23mila studenti (0,9%) si registra un consumo frequente (10 volte nell’ultimo mese);
- Circa 100mila studenti (4,1%) hanno assunto allucinogeni nella loro vita, quasi 49mila (2%) lo hanno fatto nel corso dell’ultimo anno e 13mila (0,5%) almeno 10 volte nell’ultimo mese;
- 94mila studenti (3,8%) hanno utilizzato cocaina almeno una volta nella vita, quasi 54mila (2,2%) lo hanno fatto nel corso dell’anno e per 18mila (0,7%) il consumo è avvenuto 10 o più volte nell’ultimo mese. Tra gli studenti che hanno utilizzato cocaina si registra un’età di primo uso tra i 15 e i 17 anni, da segnalare che il 39% dichiara di aver approcciato la sostanza prima dei 15 anni;
- 62mila ragazzi/e (2,5%) hanno usato oppiacei almeno una volta nella vita, 30mila (1,2%) nel corso del 2023 e quasi 10mila (0,4%) in modo frequente (10 o più volte nell’ultimo mese).
Il policonsumo, cioè l’utilizzo di più di una sostanza è riferito da circa 180.000 studenti e tra di essi si registrano percentuali maggiori di comportamenti a rischio rispetto a chi utilizza una sola sostanza, infatti tra questi si registrano percentuale doppie in rapporto a problemi con le Forze dell’Ordine, furti, lesioni e danneggiamenti di beni pubblici o privati.
In generale la percezione del rischio derivata dall’utilizzo di sostanze dagli studenti è appena superiore al 50% che si abbassa sensibilmente tra chi le utilizza.
Cambiano sostanzialmente i dati che riguardano il consumo di alcol: circa 2milioni di studenti (81%) hanno consumato bevande alcoliche almeno una volta nella vita, oltre 1milione e 800mila nel corso dell’ultimo anno (75%), 140.000 almeno 20 volte negli ultimi trenta giorni (5,6%).
Circa 1 milione di ragazzi/e (41%) ha riferito di essersi ubriacato/a almeno una volta nella vita, 750.000 (30%) nel corso del 2023 e quasi 43.000 giovani (1,7%) si sono ubriacati almeno 10 volte nell’ultimo mese; il 30% dichiara di essersi ubriacato/a prima dei 15 anni. Il binge drinking, cioè il consumo di 5 o più bevande alcoliche in un intervallo ristretto di tempo viene riferito da quasi 710mila studenti (29%).
Da alcuni anni viene registrato il consumo di psicofarmaci senza prescrizione medica: il 18% cioè circa 440.000 studenti dichiarano di averli consumati almeno una volta nella vita, l’11% cioè oltre 280.000 lo hanno fatto nel corso dell’ultimo anno e il 2,3% ovvero 58.000 oltre 10 volte negli ultimi 30 giorni. Gli psicofarmaci maggiormente utilizzati dai giovani sono quelli per dormire e/o rilassarsi (8,3%), per l’attenzione e/o l’iperattività (3,5%), per dimagrire (2,6%) e per l’umore (2,5%).
Negli ultimi anni la ricerca ESPAD osserva anche le dipendenze comportamentali e i comportamenti a rischio; resta stabile anche nel 2023 il dato relativo all’utilizzo problematico di internet sono infatti circa 330.000 i giovani (14%) che trascurano gli amici e perdono ore di sonno per rimanere connessi.
Oltre 1 milione e 100.000 ragazzi/e (pari al 45%) dichiara di essere stato vittima di cyberbullismo, dato in costante aumento; le ragazze risultano essere maggiormente vittime di questo fenomeno mentre i ragazzi circa 730.000 (il 30%) sono spesso gli autori di queste azioni.
L’utilizzo di videogiochi oltre al normale passatempo (gaming) risulta un problema in circa 400.000 giovani (16%).
Il gioco d’azzardo risulta in crescita, sono infatti quasi 1milione 500mila ragazzi/e (+200.000 rispetto al 2022) e cioè il 59% che hanno giocato d’azzardo almeno una volta nella vita; tra i giochi più praticati ci sono il Gratta&Vinci (74%), le scommesse calcistiche (35%), altri giochi quali poker, roulette e dadi (28%) e le slot machine/videolottery (24%); sono 270.00 giovani (pari all’11% della popolazione studentesca) quelli che dichiarano di aver giocato d’azzardo online nel 2023, si tratta del dato più alto mai registrato.
Per quanto riguarda il fenomeno degli “Hikikomori” (isolamento volontario senza frequentare la scuola o amici e conoscenti) nel 2023, 49mila studenti (2%) riportano di essersi volontariamente isolati per un periodo di tempo superiore ai 6 mesi; a questa si aggiungono un 2,2% di studenti che, rimasti isolati per un periodo compreso tra i 3 e i 6 mesi. Tra le motivazioni del ritiro ci sono problemi psicologici (48%), non avere voglia di vedere nessuno (41%), problemi relazionali con gli amici o il partner (34%), problemi familiari (24%) e con gli insegnanti (14%).
Le famiglie e la prevenzione
Nella Relazione è presente per la prima volta uno studio preliminare “Famiglie e Prevenzione: studio pilota su percezioni e competenze dei genitori riguardo al consumo di sostanze psicoattive e alcol da parte dei minori”, che presenta i dati raccolti tra marzo e aprile del 2024 attraverso un questionario anonimo su un campione di 4.901 genitori di studenti tra i 9 e i 14 anni che frequentano 20 scuole della città di Roma.
I genitori intervistati, prevalentemente di genere femminile (76%) si ritengono capaci di riconoscere i sintomi derivanti dal consumo delle sostanze legali (alcol e tabacco) e dei cannabinoidi, mentre più della metà dichiara di non essere in grado di riconoscere i segnali del consumo di altre sostanze psicoattive illegali.
L’uso di sostanze legali e cannabinoidi è quello maggiormente tollerato, infatti i 2/5 dei genitori sono particolarmente permissivi rispetto al tabacco e/o alle sigarette elettroniche e circa la metà ritiene che il consumo di alcol e cannabinoidi vada contestualizzato prima di essere giudicato; risulta invece intollerabile dal 90% del campione il consumo di sostanze illegali.
La maggior parte dei genitori dichiara che, qualora venisse a conoscenza dell’uso di sostanze legali da parte dei propri figli, agirebbe con fermezza, controllando amicizie e spostamenti ma allo stesso tempo starebbe loro vicino coinvolgendoli nelle attività famigliari e informandoli sui rischi; nel caso invece di utilizzo di sostanze illegali, fatta eccezioni per i cannabinoidi, si rivolgerebbe a degli specialisti e ridurrebbe la disponibilità di denaro.
Dallo studio emerge un altro dato importante: solo la metà dei genitori è a conoscenza delle strutture che erogano servizi pubblici rivolti a persone con problemi di uso e consumo di sostanze, quelli più conosciuti sono i SerD che sono però noti solo a 4 genitori su 10. Inoltre, circa il 12% dei genitori dichiara di non essere informato in merito ai rischi del consumo di sostanze, chi invece risulta essere più informato lo ha fatto attraverso televisione, radio, giornali e riviste e, per ultimo, sui siti internet e i social media.
In conclusione, 2 famiglie su 10 dichiarano di non parlare mai di consumo di alcol e 3 su 10 di non affrontare mai l’argomento del consumo di sostanze.
Le riflessioni di Dianova
Da anni si vede un progressivo invecchiamento della popolazione in carico ai servizi che di riflesso incide sugli inserimenti nelle strutture terapeutiche, resta infatti un tema da affrontare quello dell’aggancio precoce e della presa in carico dei giovani che hanno un problema di dipendenza da sostanze e che viene confermato anche dal periodo di latenza che passa tra l’insorgere del problema, circa 8 anni, e la richiesta di aiuto. Risulta poi una costante diminuzione del personale impiegato nei servizi pubblici confermando la difficoltà di tenuta che il sistema sanitario pubblico italiano sta vivendo in maniera più generale. Colpisce anche il dato sulle patologie psichiatriche dell’utenza in carico ai servizi pubblici estremamente sottostimato per mancanza di diagnosi e approfondimenti così come le prestazioni offerte in ambito psicoeducativo che sono estremamente limitate.
Se è vero che “La dipendenza è una malattia cronica e trattabile, che genera interazioni complesse tra i circuiti cerebrali di un individuo, la genetica, l’ambiente e le esperienze di vita. Le persone con problemi di dipendenza fanno uso di sostanze o adottano comportamenti che diventano compulsivi, e spesso continuano nonostante le conseguenze negative” gli interventi messi in campo dal sistema, soprattutto dai servizi pubblici, sono fondati su un approccio sanitario e non sul modello bio-psico-sociale orientato alla recovery; è sempre più necessario uscire da schemi e rigidità imposti spesso dagli accreditamenti e dalle normative per riuscire a prendersi cura della persona nella sua globalità.
Oggi c’è un modo diverso di concepire e vivere le diverse forme di dipendenza, diventano qualcosa che fa totalmente parte del proprio modo di essere e quindi l’obiettivo di “cura” per ogni persona deve essere focalizzato verso il massimo grado di funzionamento possibile: questa è la vera sfida al quale tutto il sistema deve rispondere.
Anche le Comunità devono rivedere i loro modelli di intervento per offrire percorsi sempre più brevi, individualizzati, integrati e interconnessi con i territori e i servizi: una comunità che deve essere sempre più aperta verso il “fuori”; è questo l’impegno che anche Dianova si assume all’interno dei diversi coordinamenti e delle reti locali e regionali che hanno l’obiettivo di provare a rivedere il sistema ed integrare gli interventi per dare risposte all’evoluzione del fenomeno.
L’aggancio precoce e la diminuzione del tempo di latenza del problema sono aspetti sul quale Dianova sta provando ad agire attivamente con le proprie risorse economiche: nel 2023 infatti è stato avviato il Centro Diametro un servizio ambulatoriale gratuito a Milano che offre risposte ai giovani e alle loro famiglie che vivono problematiche di dipendenza (da sostanze e/o comportamentali), disagio psicologico e comportamenti a rischio. Le caratteristiche principali di questo servizio sono: la multidisciplinarietà, la rapidità della presa in carico, la breve durata (max 3 mesi), la personalizzazione del percorso e la rete di collaborazioni e di partnership.
Per ultimo, la relazione mette in evidenza che la prevenzione e in generale la portata del fenomeno delle dipendenze, soprattutto quelle comportamentali, sono per lo più sconosciute ai genitori o ai caregiver, come ha dimostrato la ricerca “Famiglie e Prevenzione: studio pilota su percezioni e competenze genitoriali”; in risposta a questo Dianova nel 2024 sta promuovendo un percorso: “Insieme, cresciamo: essere genitori senza il libretto d’istruzione” realizzato con l’Università Complutense di Madrid, l’Università di Cambridge e Dianova International, rivolto alle famiglie e i caregiver di ragazzi/e tra gli 8 e i 18 anni, un percorso centrato sulla genitorialità che ha l’obiettivo di prevenire i comportamenti a rischio e le dipendenze e fornire strumenti, strategie, modelli per identificare i fattori di rischio e protezione, implementare le capacità di comunicazione, negoziazione e gestione delle relazioni e dei conflitti e incrementare le competenze sulla gestione emotiva.
Dianova Italia compie nel 2024 quarant’anni di storia nei quali ha visto il fenomeno delle dipendenze, i modelli, gli interventi e gli obiettivi di “cura” trasformarsi profondamente; resta però fermo da sempre il ruolo sociale che questa organizzazione ha deciso di avere e cioè quello di offrire risposte senza pregiudizi e stigma a donne e uomini con problemi di dipendenza.
Leggi la Relazione al Parlamento sulle Tossicodipendenze 2024 nella sua versione integrale.