Solidarietà, tolleranza, impegno e internazionalità per una società più equa e basata su valori morali comuni e condivisi.
È trascorsa già una settimana dai tragici fatti di Parigi. Oltre 100 persone provenienti da paesi diversi hanno perso la vita. Ognuno con la propria storia, i propri desideri e i propri sogni; queste persone non sogneranno più, non faranno più parte di questo mondo.
Senza voler esprimere giudizi e pareri ideologici, troppo spesso ridondanti e inutili, questa tragedia ci deve far riflettere su come la nostra società sia arrivata a doversi confrontare con gravi disagi di diversa natura (biologici, psicologici e sociali).
Una crisi strutturale profonda in cui non siamo più capaci di trasmettere quel bagaglio valoriale necessario per costruire una realtà più giusta ed equa, e che rispetti soprattutto l’altro nel senso più ampio del termine.
Chi ha compiuto le stragi era giovane, così come la maggior parte delle vittime. I terroristi non venivano da “Marte”, ma da due paesi europei, Francia e Belgio, dove erano nati, dove avevano studiato e lavorato, dove avevano vissuto prima di decidere di sparare e farsi esplodere portandosi con sé tanti altri ragazzi innocenti, colpevoli soltanto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Dobbiamo interrogarci sui modelli educativi che oggi la nostra società utilizza per far crescere i nostri giovani; siamo passati da uno stile di famiglia nei quali i valori etici e morali erano molto rilevanti ad uno stile di famiglia che basa la morale su aspetti di tipo materialistico, tipici dei giorni nostri. La realizzazione sociale è posta in secondo piano davanti alla realizzazione personale, intima e soggettiva; insomma, un modello che non getta le basi sulla costruzione di valori globali, ma appaga solo desideri e bisogni soggettivi. Solidarietà, tolleranza, impegno, internazionalità sono concetti che oggi più che mai diventano difficili da insegnare, da prendere come esempio per i nostri ragazzi.
Questo è il disegno educativo di una parte dell’umanità; l’altra, anch’essa su questa terra, è ancora lontana anni luce da questi riferimenti. Una differenza che svilupperà uno scontro enorme tra le nuove generazioni; è come se il nostro mondo viaggiasse a due velocità diverse con obiettivi completamente opposti, allontanando e ampliando le distanze tra gli esseri umani. Pensare che il problema del terrorismo internazionale possa essere sconfitto solo con l’uso della forza è un’utopia, e la storia ce lo ha insegnato. Queste azioni sono ingiustificabili, ma sono anche il sintomo di un mondo che non riesce a rispondere ad una sfida globale ben più grande: quella dell’uguaglianza e delle pari opportunità. Un mondo che ad oggi non ha anora usato la coerenza necessaria per ridurre questi divari.
A nostro parere è questo l’impegno che ogni paese, persona o cittadino che vuole veramente la pace nel mondo deve avere il coraggio di prendersi.