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Pensavo che l’alcol fosse l’ultimo dei miei problemi…

La storia di alcolismo di E. dalla Comunità Dianova di Garbagnate

Ho sempre avuto a che fare con l’alcol, è sempre stato presente nella mia vita, fin da quando ero bambina; mio nonno diceva che il vino rosso faceva bene al cuore e non mi ricordo di averlo mai visto bere nient’altro. Tornava a casa dal lavoro, dai campi che coltivava, e si versava un bicchierino. Non l’ho mai visto ubriaco o alterato, ma lo ricordo sempre con una bottiglia di vino rosso vicino.

All’epoca non sapevo nemmeno il concetto di “modica quantità”, forse non lo conosco nemmeno ora a 28 anni, ma a primo impatto collego questo concetto a mio nonno e al suo bicchierino di alcol.

Anche i miei genitori spesso bevevano, durante le feste, a cena dopo le giornate faticose a lavoro, ma in generale non ho mai assistito ad episodi turbolenti causati dall’alcol. Non posso dire lo stesso dei miei amici d’infanzia, mi ricordo di un compagno di scuola che aveva il papà alcolista e che ci raccontava delle scenate e dei piatti rotti a cui spesso assisteva; io mi ritenevo fortunata pensando che nella mia famiglia l’alcol era associato a momenti di gioia e condivisione invece che a episodi di rabbia e di sofferenza.
Insomma, da ragazzina pensavo che l’alcol fosse l’ultimo dei miei problemi, anzi, che non fosse affatto un problema!

Verso i 17 anni ho cominciato ad uscire e a frequentare diversi locali con i miei amici; le prime birre, i primi cocktail, le prime feste in discoteca e le prime sostanze. Devo dire che la droga non mi è mai piaciuta, l’ho provata qualche volta ma ho subito capito che non faceva per me, ero troppo spaventata, non mi incuriosiva e ho ben presto lasciato perdere.

Mi ricordo che un giorno, l’ultimo anno di scuola superiore, insieme ad una mia amica abbiamo deciso di saltare la scuola e di rifugiarci in un bar e, quasi per gioco, abbiamo cominciato a bere degli shot di vodka durante il pranzo; mi ricordo il brivido della trasgressione, l’euforia di aver fatto qualcosa “di diverso”. Mi sentivo spigliata, divertente, senza freni e proprio quel pomeriggio in quel bar ho conosciuto quello che sarebbe diventato il mio primo fidanzato, M.

Quando la sera sono tornata a casa ero stravolta, probabilmente i miei genitori mi hanno vista strana, ma ho dato la colpa alla stanchezza e sono subito andata a dormire; il giorno dopo mi sono svegliata a pezzi, con la testa dolorante e un senso di nausea orribile. Però ne era valsa la pena! “Se non avessi bevuto non avrei mai avuto il coraggio di parlare con M, ne sono sicura!” era la frase che mi balenava in testa. Sinceramente oggi non mi ricordo nemmeno i dettagli di quella giornata, ma all’epoca ero convinta che fosse stata fantastica!!

Da quel momento ho cominciato ad associare l’alcol alla sicurezza in me stessa, mi sembrava di essere un’altra persona, una persona più interessante anche agli occhi degli altri, avevo così tante cose da dire, provavo così tante sensazioni euforiche, che l’alcol ha cominciato ad essere il mio “porto sicuro”, il rifugio che pensavo facesse emergere la vera me.

Con il senno di poi il primo allarme è arrivato il giorno della maturità, quando prima di sostenere l’esame orale ho bevuto 3 shot di vodka; senza non sarei riuscita a dare il meglio di me, con tutte quelle persone a guardarmi e a giudicare la mia preparazione, sarei andata in ansia!

Da quel momento ho cominciato ad “abituarmi” all’alcol. Ho cominciato ad utilizzarlo come strumento per sentirmi meglio, ogni occasione era buona per bere qualcosa. Dopo la scuola ho cominciato a lavorare in un negozio e continuavo a bere; poco, durante la pausa pranzo e nel pomeriggio, mi rendeva più allegra e i clienti sembravano apprezzare la mia spontaneità.

Un giorno però mi sono addormentata sul posto di lavoro e il mio capo ovviamente se n’è accorto. Da quel momento ho deciso di smettere di bere durante il lavoro, non potevo rischiare di perderlo! Però non riuscivo a dormire, mi sentivo sempre nervosa e distratta e contavo le ore che mi separavano dalla chiusura del negozio per poter andare a fare aperitivo. Le persone intorno a me, i colleghi, la mia famiglia e il mio fidanzato, cominciavano a capire che qualcosa non andava, senza bere ero nervosa, spenta, arrabbiata, ma verso sera, dopo una bottiglia di vino ritornavo ad essere la ragazza che tutti conoscevano.

Io e il mio fidanzato abbiamo cominciato a litigare, si rendeva conto che avevo un problema e cominciava a starmi addosso, a controllarmi, ad osservare ogni mio movimento. Una sera, dopo che siamo usciti e io mi sono ubriacata mi ha lasciato. Ero devastata, a pezzi, non riuscivo a capire perché, non gli piaceva la ragazza sicura di sé e divertente che ero quando bevevo?

Devo dire che da quel momento i miei ricordi sono molto confusi; io ero convinta di non avere nessun problema e nella mia famiglia non si è mai parlato molto dei propri problemi personali, però sicuramente i miei genitori avevano capito. Improvvisamente in casa mia non è più entrata una goccia d’alcol, non mi hanno mai detto nulla, ma io sapevo che avevano capito.

In quel momento di sofferenza l’alcol è diventato il mio migliore amico, non posso dire di aver perso il lavoro, semplicemente non mi sono più presentata. Cominciavo a bere già dal mattino, mi sentivo sola e l’alcol era quel compagno sempre vicino, caldo, che sapeva annullare e anestetizzare i miei pensieri. Quando i soldi hanno cominciato a scarseggiare prendevo qualcosa da casa di nascosto dai miei genitori, cominciavo ad avere blackout di giornate intere, a volte non riuscivo a tornare a casa e dormivo dove capitava. Nei pochi momenti di lucidità mi guardavo allo specchio e sembravo molto più vecchia di quanto in realtà fossi.

Una sera cercavo di tornare a casa ma sono collassata in giardino, nel cuore della notte mi sono risvegliata perché mio padre cercava di tirarmi su “Hai una dipendenza da alcol, adesso basta”.

Quello è stato il primo momento in cui qualcuno mi ha associato alla parola “dipendente” e quel qualcuno era mio padre. Avevo 27 anni.

Il giorno dopo i miei genitori mi hanno portato al NOA; un ambiente che non conoscevo, io non sapevo cosa aspettarmi e, sinceramente, io non credevo di avere una dipendenza e di avere bisogno di aiuto.

Ho raccontato ad una psicologa come si svolgevano le mie giornate, ma ero confusa, annebbiata, stavo male e senza alcol non riuscivo a capire niente; lì per la prima volta mi hanno parlato delle Comunità Terapeutiche. Sinceramente mi sembrava assurdo, io non toccavo droga, cosa ci andavo a fare in una Comunità? Ero molto riluttante, però cominciavo a rendermi conto che da sola non riuscivo a smettere.

Per farla breve sono arrivata nella Comunità Dianova di Garbagnate per inerzia, la parola “alcolista” non era mia, di quello ero sicura. “Prova e vedi come va, tanto peggio di così…” mi sono detta.

Oggi sono qui da diverso tempo e posso dire che la dipendenza da alcol è decisamente il mio problema e lo è da oltre 10 anni. Come ho fatto a non accorgermene? Grazie a chi lavora con me e ai miei compagni di percorso sto capendo davvero tante cose, non solo di me stessa, ma anche dell’alcolismo in generale.

Cresciamo con la paura delle droghe, della cocaina, dell’eroina, ma nessuno ti mette in guardia sulla droga secondo me più pericolosa: l’alcol.

L’alcol è una sostanza che trovi ovunque, che è sdoganata in maniera impressionante, se chiunque vedesse una persona su una panchina a metà pomeriggio farsi una striscia di coca chiamerebbe subito le forze dell’ordine, invece se al posto della coca ci fosse una birra sarebbe considerato normale.

I miei compagni in Comunità parlano di spacciatori e di come faticavano per cercare la droga e se io penso che mi bastava uscire di casa e andare in un qualsiasi bar o supermercato per trovare la mia sostanza mi vengono i brividi.

Ora non so ancora quando si concluderà il mio percorso, non sono ancora pronta a vivere una vita fuori di qui senza alcol, però ci sto lavorando.

Devo ringraziare davvero chi si è preso cura di me quando io non riuscivo a farlo; quando uscirò di qui mi piacerebbe lavorare per le persone che hanno vissuto le mie stesse problematiche di alcolismo, perché l’alcol porta ad una dipendenza subdola di cui si parla ancora troppo poco.

Se hai un problema di dipendenza da alcol contatta il numero verde di Dianova 800.012729 e scopri come entrare in Comunità.

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