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Intervista di Dianova Portogallo al CDA di Dianova Italia sulle dipendenze

intervista 2018 dianova italiaReinserimento sociale, politiche sulle droghe e obiettivi di sviluppo sostenibile sono alcuni dei temi affrontati.

Potete descrivere brevemente la dipendenza con o senza sostanze in Italia in termini di prevenzione, trattamento e reinserimento sociale?

L’Italia è un paese di grande tradizione storica negli interventi residenziali (comunità terapeutiche) e nell’ambito dell’assistenza sanitaria obbligatoria delle dipendenze. L’area dipendenze in Italia in alcune regioni è stata accorpata alla psichiatria, mentre in altre mantiene una sua identità specifica. In Italia i 3 pilastri come la prevenzione, il trattamento e il reinserimento sociale vengono gestiti sia del servizio pubblico che dal privato sociale accreditato. La grande differenza tra questi due sistemi è che il servizio pubblico nazionale svolge in gran parte un lavoro di tipo ambulatoriale mentre il privato accreditato (associazioni, cooperative, etc…) svolge un lavoro di tipo residenziale. Sia all’interno dei servizi pubblici che privati esistono dei servizi/moduli dedicati anche alla prevenzione, riduzione del danno e reinserimento. Il privato sociale accreditato percepisce finanziamenti da parte del servizio sanitario nazionale attraverso la stipula di contratti specifici. Inoltre, anche se sempre più raramente, vengono finanziati progetti sperimentali su varie aree della prevenzione, riduzione del danno e reinserimento e servizi per la cronicità. Negli ultimi anni hanno iniziato a emergere nuove forme di dipendenza senza l’uso di sostanze (gambling, cyberdipendenza, sex addiction, etc…) dove in particolare il gioco d’ azzardo sta diventando un fenomeno estremamente diffuso nella popolazione anche di età avanzata. Sempre in questi ultimi anni stanno nascendo anche per questo tipo di dipendenza modelli di intervento, oltre che ambulatoriali, anche di tipo residenziale. Purtroppo la legge quadro di riferimento è ferma al 1990 (309/90) e da alcuni anni manca una strategia politica a livello nazionale.

Quali sono le principali sfide che Dianova Italia sta affrontando in questo momento nell’ambito del trattamento delle dipendenze?

Con il passare degli anni i servizi in generale e anche Dianova registrano un innalzamento esponenziale dell’età media degli utenti che, al momento si assesta intorno ai 41 anni con degli estremi che vanno dai 20 anni ai 61 anni. L’utenza giovanile non viene intercettata né dal servizio pubblico e neanche da quello privato, pertanto spesso si avvicina a percorsi riabilitativi in situazioni ormai altamente compromesse. La comorbilità psichiatrica sempre più presente e l’innalzamento dell’età media nell’utenza che accogliamo ci ha orientati a percorsi personalizzati che piuttosto che mirare esclusivamente ad una completa riabilitazione cercano di raggiungere come obiettivo primario il massimo grado di autonomia possibile. La flessibilità negli interventi resta una delle sfide maggiori che i servizi sia pubblici che privati dovranno affrontare in questi anni.

La riprogettazione degli interventi di trattamento delle dipendenze basati su evidenze scientifiche, le buone pratiche e la valutazione dei risultati sono una richiesta prioritaria in Italia da parte delle autorità sanitarie e sociali e dei governi per aumentare i finanziamenti pubblici destinati ai programmi residenziali…

Nel corso del triennio 2016-2018 era stato identificato come obiettivo primario nel Piano strategico di Dianova Italia la valutazione dell’outcome e dell’impatto sociale prodotto attraverso i nostri interventi. Nel corso del 2016-2017 tutte le equipe di direzione dei centri e dei servizi hanno partecipato ad un percorso formativo che ci ha permesso di comprendere tutti i meccanismi e gli strumenti che vengono utilizzati e che sono disponibili nella letteratura. Successivamente, nel corso della riunione dell’Area Terapeutica svoltasi a maggio 2017, è emersa da parte di tutte le equipe delle strutture residenziali di Dianova Italia la necessità di identificare uno strumento comune di lavoro che ci permettesse di realizzare la valutazione dell’outcome degli utenti presi in carico. È stato creato un gruppo di lavoro del quale hanno fatto parte tutti i responsabili terapeutici delle strutture e il direttore dell’area terapeutica al fine di identificare lo strumento più idoneo che potesse soddisfare le esigenze di tutti i servizi offerti. Dopo una lunga ricerca è stato deciso di adottare come strumento l’ICF che oltre alla versione italiana dedicata alle dipendenze ha una versione dedicata anche a ragazzi e adolescenti, altra area nella quale Dianova Italia opera da alcuni anni. Dianova Italia ha scelto di utilizzare questo strumento al fine di valutare l’outcome a livello individuale attraverso diverse somministrazioni sia in itinere che alla conclusione del programma, qualunque essa sia, oltre che per la definizione del progetto individuale. La prospettiva futura, coerente con gli obiettivi del nostro piano strategico è che, attraverso questo strumento, si possa costruire un outcome sul gruppo degli utenti.

Gli indicatori di successo nei programmi di trattamento delle tossicodipendenze generali o specifici, come i tassi di ritenzione o le dimissioni terapeutiche, oltre a migliorare la vostra immagine agli occhi dei sostenitori possono contribuire a un maggiore successo in termini di recupero dalle dipendenze. A livello di politiche sociali, quali misure dovrebbero essere adottate per favorire il reinserimento?

La situazione economica generale del Paese e le risorse personali/famigliari/sociali non facilitano i percorsi di reinserimento sociale, presentando delle grosse difficoltà al momento dell’uscita degli utenti da percorsi riabilitativi residenziali. Sarà necessario ripensare a reti e servizi che lavorino insieme e possano supportare una serie di persone che non saranno in grado in nessun modo di reggersi da soli attraverso interventi di housing sociale, percorsi di accompagnamento lavorativo, edilizia popolare e strutture dedicate. Oltre a questo, la formazione scolastica e professionale all’interno dei percorsi di riabilitazione possono essere una carta importante per il buon esito del reinserimento socio lavorativo. Insomma, occorre ripensare a un sistema di welfare che tenga conto della situazione attuale visto che anch’esso risale a diversi anni addietro.

Il terzo Obiettivo di Sviluppo Sostenibile – Salute e Benessere – dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite si concentra sull’assicurare una vita sana e sulla promozione del benessere a tutte le età, compreso il miglioramento delle politiche di prevenzione e della cura dell’abuso di sostanze lecite o illecite. Tenendo conto della situazione attuale nel vostro Paese, quali sono i fattori chiave per realizzare questo obiettivo entro il 2030?

Sicuramente ritornare ad investire sulla prevenzione e sull’educazione con un un’attenzione particolare verso quei comportamenti e quegli atteggiamenti che possono avvicinare le persone alla dipendenza, nel senso più ampio del termine, e al disagio sociale cercando di offrire strumenti di empowement ai nostri giovani perché possano imparare a reggersi da soli. Sostenere le famiglie e le agenzie educative nel rivedere e nel ridisegnare il proprio ruolo nella società odierna, promuovendo l’ascolto e il dialogo con le nuove generazioni perché possano offrirci oltre che il loro punto di vista anche un’altra visione del mondo. Infine, garantire la sanità pubblica cercando di far in modo che nessuno sia dimenticato, riducendo le diseguaglianze tra gli esseri umani.

Clicca qui per leggere l’intervista in inglese

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