Il racconto di una mamma
Non ricordo nemmeno come abbiamo conosciuto Dianova; dopo svariati tentativi e alti e bassi continui, momenti in cui sembrava che mio figlio fosse riuscito a rialzarsi ma invece ricadeva, la sua dipendenza era diventata quasi la nostra. Mio figlio era disperato ma deciso a riabilitarsi, aveva bisogno di prendersi del tempo e di allontanarsi. Cosi è arrivato a Dianova.
Io e mio marito abbiamo accompagnato nostro figlio in Comunità e durante il tragitto in macchina aleggiava il silenzio. Vicino alla speranza di accompagnarlo verso un nuovo percorso c’era un dolore sordo, vuoto, duro, senza parole, ci sembrava di abbandonarlo, di affidarlo a qualcun altro…
Quando siamo arrivati ci hanno subito accolto con molto calore, ma io stavo lasciando in quel posto il mio bene più grande!
Guardavo quei volti, quelle facce che portavano i segni di anni vissuti con la droga e continuavo a ripetermi che il mio Andrea non c’entrava nulla con loro, che cosa ci faceva lui qui in Comunità?
Ma non avevamo altra scelta: dovevamo fidarci di chi poteva provare a fare qualcosa per lui perché noi, non ci eravamo riusciti.