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Gli utenti di Dianova protagonisti di una mostra fotografica a Milano

Sarà presentato il reportage fotografico “Another Family” realizzato nella Comunità di Palombara.

Le immagini, oggigiorno, sono sempre più in grado di smuovere le coscienze e portare alla luce tematiche spesso relegate in secondo piano.

Ci consentono di osservare le cose da differenti punti di vista, rovesciando spesso i pregiudizi e ispirando una maggiore empatia tra le persone.

Ne è un esempio il reportage documentaristico “Another Family”, realizzato dai fotografi professionisti Bruno Pecchioli e Gianfranco Reversi, i quali, nella veste di volontari, hanno voluto raccontare la quotidianità all’interno della Comunità di Palombara.

Gli scatti del reportage “Another Family” saranno oggetto della micro mostra “Mal sottile”, che si terrà domenica 3 dicembre dalle ore 18 presso lo spazio MicroLive di Milano.

Tema della mostra le problematiche sociali e culturali che si affrontano ogni giorno.

Di seguito il pezzo critico di uno dei curatori della micro mostra, Aldo Torrebruno.

Un bellissimo pensiero che vogliamo condividere con tutti voi.

“Non è facile decidere di raccontare, attraverso le immagini, storie di disagio e di dipendenze: il rischio è sempre quello di scivolare nella spettacolarizzazione del dolore – deriva quanto mai esecrabile della sua narrazione – oppure di risultare stucchevoli, moralisti o semplicistici. La coppia di fotografi composta da Bruno Pecchioli e Gianfranco Reversi, nel loro racconto della vita quotidiana presso la comunità Dianova, dimostra di essere pienamente consapevole di questi rischi, ma soprattutto di sapere come fare ad evitare di correrli: le loro foto ci restituiscono immagini di grande intensità emotiva, ma soprattutto di grande verità, sono decisamente distanti dalla strumentalizzazione del dolore e dalla sua visione manichea e ci comunicano il senso di una ricerca scevra da semplificazioni e soluzioni preconfezionate pronte alla bisogna. Sono piuttosto foto che ci chiedono di indagare dentro ciascuno di noi, ponendoci interrogativi non banali alla luce dello sguardo sul dolore altrui, ma anche sulla speranza di rinascita cui ciascuno, dopo essere caduto, dovrebbe avere diritto. Sono gesti quotidiani, dettagli di visi o particolari di corpi, azioni che possono apparire poco significative o dettagli e presenze-assenze amplificate dall’utilizzo sapiente della post-produzione, ma sono soprattutto persone in cammino, capaci di farci osservare sulla propria pelle il mal sottile che dà titolo a questo ciclo di mostre, ma anche di mostrarci come sia possibile superare il disagio e provare ad andare avanti, consapevoli delle difficoltà da affrontare. Sono immagini di grande potenza emotiva, cariche di storie personali e riflessioni che vanno oltre il singolo, per diventare universali.”

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