La teatroterapia per sviluppare momenti di crescita degli utenti coinvolti e individuare nuove risorse personali.
Esprimere liberamente la propria creatività e imparare a gestire l’ansia.
Nella Comunità Dianova di Cozzo, a fine gennaio, è stato avviato il laboratorio di arteterapia incentrato su tre diverse attività: animazione, scrittura creativa e teatro.
Quest’ultimo, in particolare, sta appassionando giorno dopo giorni i numerosi utenti coinvolti che nel corso delle varie sedute hanno la reale possibilità di scavare dentro di se, riconoscere capacità positive e limiti, imparando non solo ad accettarli, ma a servirsene in ottica di un percorso di crescita personale. Gli effetti benefici delle sedute producono risultati anche al di fuori della scena; vivendo nella realtà immaginaria della scena un’esperienza nuova, questa entra a far parte del loro bagaglio di vita quotidiana.
La tecnica utilizzata nel laboratorio è principalmente quella dell’improvvisazione legata a un tema o ad un contesto ben definiti, con l’intento di far vivere agli utenti situazioni e stati d’animo mai esperiti nel mondo reale, consentendo loro di acquisire nuove consapevolezze, accrescere l’autostima, migliorare la propria comunicazione con il gruppo e scoprire, magari, quel lato nascosto che potrebbe diventare la chiave di una nuova vita.
Una riscoperta di se stessi attraverso il gioco, l’uso dell’ironia, il rovesciamento dei ruoli prestabiliti e la fiducia nell’altro, simulando scene che hanno come leitmotiv il destino, il futuro e l’incertezza, ma anche il proprio passato e ciò che non si è vissuto, spesso con interferenze di figure manipolatrici che mettono alla prova i protagonisti, tutti in attesa di una sorta di giudizio finale. Più che mai la finzione che si mescola con la realtà, la loro.
Il laboratorio di teatro terminerà a fine giugno con una rappresentazione che metterà in scena quanto fatto in questi mesi.
Concludiamo con un pensiero di Angelo Prati, educatore della Comunità di Cozzo nonché conduttore del laboratorio:
“Perché il teatro a Cozzo? Qual è il senso di questa esperienza in Comunità? In primis il teatro è rappresentazione. Rappresentazione un ruolo che abbiamo spesso abbandonato, un ruolo di cui ci siamo altre volte innamorati, un ruolo a cui non rinunciare, un ruolo per non sentirci autentici ed uno, al contrario, che ci permette di esserlo. Il teatro è quell’insieme di gesti e azioni che si susseguono quasi senza importanza, che stimolano una risata o un sospiro, che si trasformano in un atto collettivo, un incontro e, mi si permetta, a livello antropologico, un rito condiviso con lo spettatore; un momento effimero, ore, giornate di lavoro spese solo per pochi momenti in cui tutto ciò che sembra artefatto, diventa gesto, emozione, comunicazione… Arte.
E se poi l’arte è un processo totale in cui ogni partecipante è anche padrone del proprio ruolo, l’immaginario di ognuno diventa immaginario collettivo condiviso, progetto comune… Con questo penso di aver risposto alle due domande iniziali.
Come conduttore mi sento davvero fortunato a poter assistere a questo straordinario evento”.